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La casa dove abitò e lavorò dagli anni Sessanta lo scrittore antifascista e partigiano Nuto Revelli, situata in Corso Brunet 1 a Cuneo, oggi ospita la Fondazione Nuto Revelli e l’archivio dello scrittore.
La casa dove abitò e lavorò dagli anni Sessanta lo scrittore antifascista e partigiano Nuto Revelli, situata in Corso Brunet 1 a Cuneo, oggi ospita la Fondazione Nuto Revelli e l’archivio dello scrittore.
Il Museo Casa Galimberti situato in Piazza Galimberti 6 a Cuneo, fu la dimora della famiglia Galimberti dal XIX secolo. Dal balcone dell’abitazione, Duccio pronunciò il celebre discorso del 26 luglio 1943, che diede inizio alla resistenza nel Cuneese.
Il Museo Casa Galimberti situato in Piazza Galimberti 6 a Cuneo, fu la dimora della famiglia Galimberti dal XIX secolo. Dal balcone dell’abitazione, Duccio pronunciò il celebre discorso del 26 luglio 1943, che diede inizio alla resistenza nel Cuneese.
Borgata alpina nell’alta Valle Stura. Nel settembre 1943 vi nacque la banda GL “Italia Libera”, fondata tra gli altri da Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco, cui più tardi si unì Nuto Revelli.
Oggi la borgata, restaurata con un progetto architettonico che ha fatto scuola, ospita il Museo dei racconti e la cineteca della Resistenza. È luogo di sperimentazione di ripopolamento alpino.
Borgata alpina nell’alta Valle Stura. Nel settembre 1943 vi nacque la banda GL “Italia Libera”, fondata tra gli altri da Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco, cui più tardi si unì Nuto Revelli.
Oggi la borgata, restaurata con un progetto architettonico che ha fatto scuola, ospita il Museo dei racconti e la cineteca della Resistenza. È luogo di sperimentazione di ripopolamento alpino.
Situata a Valdieri, in Piazza Regina Elena 30, questa villa fu punto di riferimento dell’antifascismo giellista del Cuneese durante il regime e nel dopoguerra, luogo di incontro tra i fratelli Bianco e i protagonisti della Resistenza giellista piemontese e nazionale.
Situata a Valdieri, in Piazza Regina Elena 30, questa villa fu punto di riferimento dell’antifascismo giellista del Cuneese durante il regime e nel dopoguerra, luogo di incontro tra i fratelli Bianco e i protagonisti della Resistenza giellista piemontese e nazionale.
In questa casa nel comune di Meana in Valle Susa, Ada Gobetti soggiornò ogni estate per dieci anni, dal 1928 al 1937 con Benedetto Croce e la sua famiglia. Nel 1943 vi ritornò, lasciando Torino ormai occupata dai tedeschi per proseguire l’attività antifascista nella Resistenza armata
In questa casa nel comune di Meana in Valle Susa, Ada Gobetti soggiornò ogni estate per dieci anni, dal 1928 al 1937 con Benedetto Croce e la sua famiglia. Nel 1943 vi ritornò, lasciando Torino ormai occupata dai tedeschi per proseguire l’attività antifascista nella Resistenza armata
La casa torinese in via Pallamaglio 11 (oggi via Oddino Morgari), dove Natalia Ginzburg visse nel 1929 e poi dal 1938 con il marito Leone Ginzburg. In questa casa Filippo Turati fu tenuto nascosto da Adriano Olivetti, amico dei Ginzburg, prima di espatriare in Francia come esule antifascista.
La casa torinese in via Pallamaglio 11 (oggi via Oddino Morgari), dove Natalia Ginzburg visse nel 1929 e poi dal 1938 con il marito Leone Ginzburg. In questa casa Filippo Turati fu tenuto nascosto da Adriano Olivetti, amico dei Ginzburg, prima di espatriare in Francia come esule antifascista.
Situata sulla collina torinese nel comune di Pecetto, questa dimora della scrittrice, traduttrice e critica letteraria vicina a Benedetto Croce fu luogo di incontro di antifascisti e intellettuali democratici nella prima metà degli anni Trenta.
Situata sulla collina torinese nel comune di Pecetto, questa dimora della scrittrice, traduttrice e critica letteraria vicina a Benedetto Croce fu luogo di incontro di antifascisti e intellettuali democratici nella prima metà degli anni Trenta.
Situata ora in via Biancamano 2 a Torino, la casa editrice Einaudi fu fondata nel 1933 da Giulio Einaudi e da alcuni compagni del liceo D’Azeglio tra cui Leone Ginzburg, Cesare Pavese e Norberto Bobbio. La sede originaria in via dell’Arcivescovado fu gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati.
Situata ora in via Biancamano 2 a Torino, la casa editrice Einaudi fu fondata nel 1933 da Giulio Einaudi e da alcuni compagni del liceo D’Azeglio tra cui Leone Ginzburg, Cesare Pavese e Norberto Bobbio. La sede originaria in via dell’Arcivescovado fu gravemente danneggiata dai bombardamenti alleati.
Questo luogo è legato alla retata del 15 maggio 1935, che colpì il gruppo degli antifascisti GL torinesi. La polizia riteneva erroneamente che qui risiedesse un misterioso antifascista, mentre questo era l’indirizzo dove Franco Antonicelli riceveva lettere d’amore da Giorgina Lattes, con l’intermediazione dell’amico Vittorio Foa.
Questo luogo è legato alla retata del 15 maggio 1935, che colpì il gruppo degli antifascisti GL torinesi. La polizia riteneva erroneamente che qui risiedesse un misterioso antifascista, mentre questo era l’indirizzo dove Franco Antonicelli riceveva lettere d’amore da Giorgina Lattes, con l’intermediazione dell’amico Vittorio Foa.
In via Rattazzi 11 a Torino, Augusto Monti incontrava qui negli anni Trenta alcuni suoi allievi del Liceo D’Azeglio tra cui Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Massimo Mila e Norberto Bobbio.
Da questa esperienza sarebbero nate in seguito la casa editrice Einaudi e il gruppo torinese di Giustizia e Libertà.
In via Rattazzi 11 a Torino, Augusto Monti incontrava qui negli anni Trenta alcuni suoi allievi del Liceo D’Azeglio tra cui Leone Ginzburg, Cesare Pavese, Massimo Mila e Norberto Bobbio.
Da questa esperienza sarebbero nate in seguito la casa editrice Einaudi e il gruppo torinese di Giustizia e Libertà.
L’appartamento in Corso Re Umberto 75 a Torino fu abitato da Primo Levi fin dalla nascita. Di questa casa ha parlato lo scrittore in testi e interviste come un luogo di memoria e di profondo valore esistenziale, soprattutto dopo il ritorno da Auschwitz.
L’appartamento in Corso Re Umberto 75 a Torino fu abitato da Primo Levi fin dalla nascita. Di questa casa ha parlato lo scrittore in testi e interviste come un luogo di memoria e di profondo valore esistenziale, soprattutto dopo il ritorno da Auschwitz.
In via Sacchi 66 a Torino, la casa dove l’esponente dell’antifascismo azionista Norberto Bobbio visse dal 1934 al 2004 è oggi il “Collegio della mitezza”, una foresteria dove gli studiosi possono alloggiare nell’ambiente dove il filosofo lavorava e studiava.
In via Sacchi 66 a Torino, la casa dove l’esponente dell’antifascismo azionista Norberto Bobbio visse dal 1934 al 2004 è oggi il “Collegio della mitezza”, una foresteria dove gli studiosi possono alloggiare nell’ambiente dove il filosofo lavorava e studiava.
Collocata in un palazzo ottocentesco di via Fabro 6 a Torino, questa casa fu un importante luogo dell’antifascismo piemontese.
Ospita oggi il Centro Studi Piero Gobetti, dove sono conservati gli archivi di Piero e Ada Gobetti e di Norberto Bobbio.
Collocata in un palazzo ottocentesco di via Fabro 6 a Torino, questa casa fu un importante luogo dell’antifascismo piemontese.
Ospita oggi il Centro Studi Piero Gobetti, dove sono conservati gli archivi di Piero e Ada Gobetti e di Norberto Bobbio.
In questa storica istituzione torinese di via Parini 8, insegnanti come Franco Antonicelli, Umberto Cosmo e Augusto Monti formarono un’intera generazione di giovani antifascisti tra cui Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Carlo Levi, Primo Levi e Cesare Pavese.
In questa storica istituzione torinese di via Parini 8, insegnanti come Franco Antonicelli, Umberto Cosmo e Augusto Monti formarono un’intera generazione di giovani antifascisti tra cui Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Carlo Levi, Primo Levi e Cesare Pavese.
La casa di Giovanni e Piero Balbo è situata al centro del paese di Cossano Belbo. Piero, che diventerà il Comandante della II Divisione Langhe, vi ha vissuto fin da bambino dopo il rientro dall’Australia.
La casa è stata dinamitata dalla ritorsione nazifascista il 5-6 marzo 1944. Giovanni Balbo Pinin, caduto in combattimento a Valdivilla il 24 febbraio 1945, è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
A poche centinaia di metri dal centro di Cossano Belbo, in località Palio, si trovava la casa in cui il giovane Adriano Balbo, cugino e braccio destro di Piero Balbo Poli, iniziò la sua avventura partigiana col nome di battaglia di Giorgio. Dinamitata il 5-6 marzo 1944 nel corso della stessa rappresaglia, la casa fu ricostruita dal padre Umberto Balbo nel 1953.
La casa di Giovanni e Piero Balbo è situata al centro del paese di Cossano Belbo. Piero, che diventerà il Comandante della II Divisione Langhe, vi ha vissuto fin da bambino dopo il rientro dall’Australia.
La casa è stata dinamitata dalla ritorsione nazifascista il 5-6 marzo 1944. Giovanni Balbo Pinin, caduto in combattimento a Valdivilla il 24 febbraio 1945, è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
A poche centinaia di metri dal centro di Cossano Belbo, in località Palio, si trovava la casa in cui il giovane Adriano Balbo, cugino e braccio destro di Piero Balbo Poli, iniziò la sua avventura partigiana col nome di battaglia di Giorgio. Dinamitata il 5-6 marzo 1944 nel corso della stessa rappresaglia, la casa fu ricostruita dal padre Umberto Balbo nel 1953.
Storico santuario che domina la Valle Belbo sulla sommità di una collina tra Cossano Belbo e San Donato di Mango, al crocevia di aree menzionate da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Alla Madonna della Rovere sono dedicate le tavolette votive dipinte di alcuni partigiani della II Divisione Langhe e altri ex-voto che raccontano le trasformazioni della comunità, tra quotidianità e straordinarietà.
Storico santuario che domina la Valle Belbo sulla sommità di una collina tra Cossano Belbo e San Donato di Mango, al crocevia di aree menzionate da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Alla Madonna della Rovere sono dedicate le tavolette votive dipinte di alcuni partigiani della II Divisione Langhe e altri ex-voto che raccontano le trasformazioni della comunità, tra quotidianità e straordinarietà.
Situata tra Castino e Bosia, in posizione dominante tra la Valle Belbo e i boschi e i ritani della Valle Bormida, la cascina è stata sede del Comando partigiano della II Divisione Langhe da fine agosto 1944. Piero Balbo Poli e il plotone comando vi si insediarono per la sua posizione strategica, attrezzando gli spazi sia per la convivenza quotidiana, sia per l’azione militare.
Situata tra Castino e Bosia, in posizione dominante tra la Valle Belbo e i boschi e i ritani della Valle Bormida, la cascina è stata sede del Comando partigiano della II Divisione Langhe da fine agosto 1944. Piero Balbo Poli e il plotone comando vi si insediarono per la sua posizione strategica, attrezzando gli spazi sia per la convivenza quotidiana, sia per l’azione militare.
La pista partigiana per l’atterraggio di aerei alleati inglesi, unica nel nord Italia, è stata allestita a Vesime nel settembre 1944, in soli 11 giorni. A partire dal 17 novembre 1944, si susseguirono alcuni voli per recuperare piloti abbattuti in combattimento, per trasportare feriti e ufficiali alleati e per rifornire i partigiani di viveri, materiali, armi e medicinali.
La pista partigiana per l’atterraggio di aerei alleati inglesi, unica nel nord Italia, è stata allestita a Vesime nel settembre 1944, in soli 11 giorni. A partire dal 17 novembre 1944, si susseguirono alcuni voli per recuperare piloti abbattuti in combattimento, per trasportare feriti e ufficiali alleati e per rifornire i partigiani di viveri, materiali, armi e medicinali.
Situati sulla collina tra Santo Stefano Belbo e Cossano Belbo, questi boschi sono stati teatro di un’imboscata costata la vita a 5 giovani partigiani. Testimone diretta dell’episodio è stata la giovane Nicoletta Soave Mirca, staffetta partigiana della IX Divisione Garibaldi “Alarico Imerito”, comandata da Giovanni Rocca Primo. La famiglia Soave, fortemente antifascista, accoglieva nella propria casa i “ribelli” che volevano diventare partigiani.
Situati sulla collina tra Santo Stefano Belbo e Cossano Belbo, questi boschi sono stati teatro di un’imboscata costata la vita a 5 giovani partigiani. Testimone diretta dell’episodio è stata la giovane Nicoletta Soave Mirca, staffetta partigiana della IX Divisione Garibaldi “Alarico Imerito”, comandata da Giovanni Rocca Primo. La famiglia Soave, fortemente antifascista, accoglieva nella propria casa i “ribelli” che volevano diventare partigiani.
Il progetto Memoranda è realizzato con il contributo di
Fondazione Nuto Revelli
Corso Carlo Brunet, 1 – 12100 Cuneo (CN)
tel. +39.0171.692789
cell. +39.375.5914347
e-mail: info@nutorevelli.org
PEC: nutorevelli@pec.it
Codice Fiscale: 96071910044
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